https://www.youtube.com/watch?v=KqfNbyISMew

La 109 del ’96 è una legge di iniziativa popolare sui beni confiscati nata grazie alla raccolta di 1 milione di firme da parte di Libera, Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie e rientra tra gli strumenti fondamentali per arginare il potere delle organizzazioni di stampo mafioso mediante la confisca di beni e patrimoni acquisiti attraverso attività illecite. 

Il riutilizzo sociale è il fulcro di quella legge tanto voluta dalla società civile. Don Tonino Bello diceva che “occorre contrapporre al segno del potere, il potere dei segni”: la casa del boss al centro del paese, divenuta struttura per persone con fragilità, rappresenta un segnale significativo per il potere criminale mafioso. 


Scopri tutti i beni confiscati in Piemonte sul GeoBlog di Libera Piemonte

Il territorio piemontese conta più di 800 beni confiscati di cui 24 nella provincia di Asti.

https://www.youtube.com/watch?v=5yAY_3l7nSo

Uno di questi si trova a Santa Maria di Moncalvo e, dopo un lungo iter di confisca, nel 2004 viene assegnato al Comune con il vincolo di utilizzo a scopi sociali. Il 24 maggio 2008 viene inaugurato il progetto “Ri-nascita donne” e quella che veniva chiamata “cascina del mafioso” diventa “Cascina Graziella”. Si sceglie infatti di intitolare a Graziella Campagna, vittima innocente della violenza mafiosa, una struttura, gestita dall’associazione Rinascita, destinata ad una comunità per donne con dipendenze che seguiranno un percorso riabilitativo per il loro reinserimento nella società.






















La cascina ha richiesto un lavoro di ristrutturazione lungo e costoso, che è ancora in corso e che è stato possibile grazie alla raccolta di fondi pubblici e privati. Solo una parte di Cascina Graziella, la “Casa delle Rose” è già stata completata, grazie a fondi regionali, ed è pronta ad accogliere donne vittime di violenza. 

https://youtu.be/uxN76zsT340

Un altro bene confiscato e già utilizzato nella nostra provincia si trova a Dusino San Michele. I terreni confiscati nel 2017 sono stati assegnati al Comune e suddivisi in nove lotti, dei quali uno assegnato alla cooperativa sociale BMA, uno alla locale scuola primaria per la realizzazione di un frutteto didattico e i restanti sette assegnati ad altrettante famiglie residenti in paese.


Tanto resta ancora da fare per la piena realizzazione della 109/96, come è dimostrato dal fatto che soltanto poco più della metà dei beni confiscati sia stato effettivamente riutilizzato. Fra le criticità principali vi è spesso la mancanza o insufficienza di risorse finanziarie necessarie per garantire la ristrutturazione e la riconversione dei beni immobili. 

Occorre dunque un maggiore impegno da parte di cittadini e istituzioni per rendere più efficace uno strumento che non solo abbatte il potere economico dei clan mafiosi ma, attraverso la restituzione dei beni alla collettività, può contribuire a rafforzare le politiche sociali del nostro paese.