A cura di Antonio Borgia

Il Covid ha colpito pesantemente il mondo imprenditoriale nazionale, determinando molte chiusure di attività e rendendone altre più fragili. Il rapporto di Libera «La tempesta perfetta” del novembre 2020, citato recentemente dalla Commissione Parlamentare antimafia, ha quantificato in circa 100 mila le aziende in crisi di liquidità che potrebbero ricorrere all’aiuto delle cosche criminali, storicamente pronte ad approfittare di ogni calamità naturale.

Il timore, anche ad Asti, è concreto, considerando l’aumento delle segnalazioni per riciclaggio all’Uif della Banca d’Italia, delle interdittive antimafia dei Prefetti nonché le circa 10 mila società di capitali che, secondo Cerved, hanno cambiato il titolare effettivo in poco più di 7 mesi dall’inizio della pandemia (in Piemonte 511, fra 1’1,2 e 1’1,5% del totale), soprattutto nei settori dei servizi non finanziari (fra cui i ristoranti), distribuzione e costruzioni. In passato, in provincia di Asti, la Guardia di Finanza ha già accertato un caso di infiltrazione in un’azienda di trasporti, i cui titolari hanno accettato finanziamenti, tramite mediatori, da un personaggio legato alla criminalità mafiosa, per poi pentirsene amaramente.

La speranza, ora, è che nessun altro imprenditore locale sia così insensato da consegnare, di fatto, la propria attività a chi è specializzato nel distrarre i patrimoni aziendali e condurre le imprese al fallimento, magari dopo aver costretto il titolare a commettere reati, anche di natura tributaria.

Coordinamento Provinciale Libera Asti

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