A cura di Gionata Borin

Svariate sono le inchieste giudiziarie su casi di corruzione, infiltrazioni mafiose o illegalità diffuse
che emergono, di continuo, nella gestione degli appalti nel nostro Paese, a cui sono legati, a doppio
filo, lavori eseguiti con materiale scadente o depotenziato (ricordiamo le presunte frodi per la
realizzazione dell’Asti-Cuneo, nell’inchiesta “Asfalto pulito”).
Circa un mese fa, l’operazione “Brooklyn” della DDA di Catanzaro ha portato al sequestro del
ponte Morandi in Calabria, a causa dell’utilizzo di presunti materiali scadenti imposti dalla
‘ndrangheta nei lavori di manutenzione del viadotto. Il direttore tecnico, intercettato, sosteneva di
dover mettere della “porcheria” nei muri. Con molta probabilità, l’azione del pool di Nicola Gratteri
ha evitato un’altra tragedia legata al nome Morandi.
Nonostante questo, stupisce di come, ancora oggi, si possano alimentare dibattiti sulla necessità di
“semplificazione” del settore, intendendo come tale l’abolizione del codice degli appalti o la deroga
alle informative prefettizie antimafia, cioè il venir meno di quelle norme preventive che devono
garantire il rispetto della trasparenza nei contratti pubblici e arginare i pericoli d’inquinamento
mafioso, norme dalle quali non si può e non si deve prescindere.
Si è arrivati addirittura a sostenere, in passato, che a rovinare l’economia non fossero i
comportamenti delittuosi bensì l’esercizio dell’azione penale della magistratura, con i sequestri dei
cantieri.
Invece, il problema atavico del nostro Paese nel mettere in campo infrastrutture adeguate è da
individuarsi, quasi esclusivamente, nella corruzione.
Un esempio? A Genova, grazie all’attività antimafia del Prefetto, è stato possibile interdire e
allontanare due aziende in odor di camorra e ‘ndrangheta nella ricostruzione del ponte Morandi.
C’è un chiaro indice che ci spiega qual è il prezzo della corruzione in Italia: le opere pubbliche
costano mediamente il doppio rispetto ad altri paesi europei ma crollano i viadotti o le scuole, in
alcuni casi realizzati male.
Occorre una netta presa di coscienza generale: pratiche corruttive e infiltrazioni mafiose possono
provocare tragedie; i sequestri disposti dalla magistratura possono evitare disgrazie. A monte, è
fondamentale la prevenzione che, seppur migliorabile, non deve essere derogata o abolita.
Questo sarebbe un’importante passo in avanti, dal punto di vista culturale, prima ancora che
politico.

Coordinamento provinciale Libera Asti

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